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Cooperativa di ambulanze First Aid One Italia sequestrata, i dipendenti non ci stanno e manifestano

Proteste mercoledì 27 davanti al tribunale di Milano e giovedì 28 sotto la sede della Regione Lombardia

Cooperativa di ambulanze sequestrata ma il personale di First Aid One Italia non ci sta e manifesta: lo hanno fatto il mercoledì 27 davanti al tribunale di Milano e giovedì 28 sotto la sede della Regione Lombardia. Non solo, martedì mattina hanno svolto un sit in statico con i lavoratori romani sotto la Prefettura di Roma. "Da Lunedì 18 ottobre 2021 hanno sequestrato la nostra cooperativa ( First Aid One Italia). Ci siamo sentiti screditati sul nostro operato e sulla nostra professionalità", spiega Francesca Nava, portavoce di 500 soci lavoratori accusati indirettamente di non aver svolto il proprio lavoro correttamente.

Proteste anche a Roma

"Noi tutti - ha scritto in una nota - vogliamo esporre le nostre verità soprattutto quelle riguardanti il periodo che ha colpito tutto il mondo. Partiamo dal principio: la nostra cooperativa è stata sempre al servizio di tutto il territorio nazionale e tutt’ora operiamo, nonostante tutto per non bloccare il Sistema sanitario nazionale. Abbiamo assistito la popolazione Italiana in base ai protocolli impartiti dall’Oms, Areu (Azienda regionale emergenza urgenza Regione Lombardia)". La First Aid One Italia, ricordiamolo, ha sede legale a Pesaro e sede operativa a Bollate (Milano).

"Il nostro operato - ha proseguito - è stato sempre svolto in modo professionale e ottimale, le sanificazione venivano sempre svolte come prevede il protocollo, quindi diffidiamo tutto ciò che è stato detto in modo inopportuno. Siamo stati accusati di non sanificare i mezzi durante il periodo pandemico vogliamo far notare a tutte le testate giornalistiche che noi essendo 500 soci lavoratori di questa cooperativa il nostro tasso di positività al covid-19 e quasi pari allo 0,1%. Quindi non ha senso mettere in dubbio il nostro operato e la nostra professionalità, perché diversamente, tutti noi avremmo messo a rischio la nostra stessa vita in primis, e successivamente quella dei nostri pazienti e familiari a casa".

"La nostra è una breve storia triste, storia che vede coinvolte 500 famiglie che oltre il danno hanno ricevuto la beffa", sostengono i lavoratori. "Il 18 marzo - prosegue la nota - hanno arrestato il nostro direttore generale per accuse di cui non vogliamo rispondere, abbiamo, dal suo arresto, tirato su le maniche e portato avanti quello che è nostro. La nostra Cooperativa, la nostra passione, il nostro quotidiano, abbiamo camminato a testa alta, come sempre, con la solita professionalità di sempre, sperando in una giustizia pulita"

Poi il 18 ottobre arriva la decisione che loro definiscono "beffa": "Hanno sequestrato la nostra Cooperativa, essendone tutti soci lavoratori, hanno indagato il nostro collega, per colpe di caporalato e non sanificazione dei mezzi. E qui che entriamo in gioco noi tutti soci lavoratori, ci sentiamo offesi, derisi e umiliati da una accusa ingiusta su tutti i fronti".

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