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Attualità Stazione Centrale / Piazza Duca d'Aosta

Perché i medici di base protestano a Milano

La protesta sabato mattina tra la Centrale e la regione

Tutti con il camice addosso, che è la loro vita. Tutti con le mascherine gialle sul volto, che è diventato il loro colore. Medici di base in protesta sabato mattina a Milano in piazza Duca d'Aosta, davanti alla stazione centrale, e poi in corteo, intonando l'inno d'Italia, fino alla sede di regione Lombardia, distante poche decine di metri.

I medici hanno chiesto "la tutela del servizio sanitario pubblico e la sburocratizzazione della loro professione" e hanno mostrato una serie di cartelli per ricordare che "tutelare i medici significa difendere il servizio sanitario pubblico".Dopo una breve sosta sotto il Palazzo della Regione, dove sono stati accesi alcuni fumogeni, il corteo - composto da alcune centinaia di medici - è quindi ritornato ordinatamente in piazza Duca d'Aosta. 

A organizzare la manifestazione è stato il movimento "Coccarde gialle", nato qualche mese fa in Lombardia proprio per dare voce ai medici di base, che hanno bisogno - si legge in una nota diffusa alla vigilia della manifestazione - di "esprimere il disagio non più accettabile di non poter svolgere la professione con la tranquillità e l’impegno necessari a garantire una appropriata assistenza". Chiara, chiarissima, la rivendicazione: il riconoscimento della "figura centrale del medico di famiglia, come professionista pubblico con un ruolo fondamentale nella prevenzione, nella diagnosi e nella cura del paziente". Chiarissimi, ugualmente, i no: "Alla burocrazia che porta via moltissimo tempo per le visite, alla campagna denigratoria, di parte della stampa e persino del vicepresidente regionale e assessore al welfare Letizia Moratti, che dichiara un nostro impegno lavorativo di solo poche ore alla settimana".

"Vogliamo ribadire - hanno denunciato i camici bianchi - che entro 5 anni il 40% dei cittadini sarà senza medico di fiducia e sarà costretto a ricorrere a prestazioni private pagando di tasca propria", che "regione Lombardia ha approvato una riforma che si occuperà solo di edificare sul territorio strutture ambulatoriali, senza pensare a risolvere il vero problema della medicina territoriale che è la carenza di medici, promuovendo in sostanza la privatizzazione del sistema sanitario nazionale".

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