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La 'doppia vita' di Federica, scrittrice e pugile: "A Milano tutto è possibile"

L'autrice di 'A corta distanza' racconta il suo mondo, tra versi e ring

Cosa hanno in comune la boxe e la poesia? Cosa c'entrano i versi con il ring? La 'doppia vita' di Federica Guglielmini, coautrice del libero 'A corta distanza' insieme a Virginia Perini, condensa questi due mondi, solo apparentemente lontani. L'abbiamo incontrata per farci raccontare di come, anche grazie a Milano, sia riuscita a incontrare i suoi due più grandi amori.

Cosa ti ha portato a scrivere 'A corta distanza', un libro che parla di boxe?

"I miei più grandi 'sparring partner' sono stati i poeti, colpiti da 'quella febbre', come direbbe Vinicio Marchionni, che ti porta a sacrificarti in nome della tua arte, intesa come impegno costante, con quella pulsione libidica creatrice di cui parlava Jung. I poeti e i pugili, per dirla con Garcia Lorca, sono artisti con 'il fuoco fra le mani'".

Cosa ha da insegnare la boxe?

"Il pugilato è un'arte millenaria che si è evoluta nel tempo ed essendo uno sport da contatto può insegnare più di qualunque altra disciplina il valore della vita, la sua celebrazione, il limite delle azioni, le loro conseguenze, il rispetto sacrosanto del proprio avversario e l'amore per se stessi. L'entrata in scena dell'arbitro durante la rivoluzione industriale, non è stata casuale: il valore della vita impose una riflessione sui combattimenti, sulle loro regole. Questo è solo uno dei numerosi esempi che la storia della boxe può fornire sul concetto di civiltà, di cosa significhi essere umani. È urgente guardare al pugilato come a quella pratica sportiva e artistica da riscoprire da zero, come fosse la prima volta. Praticare la boxe o anche solo conoscerla, decifrare il messaggio antico che tramanda, allevandolo nei cuori dei giovani, può fare la differenza".

Cosa c'entra la boxe con la poesia?

"Sono come sorelle, entrambe vogliono che il loro nome lasci un segno, lottano contro il tempo per colpire chi hanno davanti, per darsi quell'occasione di sfidarsi e scoprire sin dove li porterà il loro talento e la loro creatività. Il pugilato, ricorda la grande scrittrice americana Joyce Carol Oates, è la disciplina sportiva più letteraria che esista al mondo. C'è un motivo se scrittori, registi, pittori, illustratori, musicisti, da sempre e in tutto il mondo, vengono catturati dalla magia del pugilato. Riconoscono in essa la nobile arte che parla al nostro dna dall'inizio dei tempi. Siamo nati per lottare, sin dal primo giorno che nasciamo dal corpo delle nostre madri. Per questo un artista davanti a un incontro di boxe, legge e vede la messa in scena delle vite di ognuno di noi, nei suoi diversi atti; si entusiasma nel seguire i round, chiedendosi come andrà a finire, si chiede per che cosa stanno combattendo quegli atleti sul ring, quale volontà li muove. La narrazione di un incontro di boxe - nella sua eroicità, nel voler vincere o nell'accettare una sconfitta con onore - riveste significati decifrabili in tutte le culture umane. Siamo fatti così e lo saremo sempre. Ecco dunque la poesia della boxe, il suo dire poetico, seppur privo di parole".

Quanto ha influito essere a Milano sulla tua esperienza nella boxe?

"Sono nata e cresciuta a Rimini ma mio padre è di Milano e sono sempre stata calamitata dal brulichio di questa città dove vivo da anni e che appartiene alle mie origini. Qui ho conosciuto la boxe entrando in una storica palestra dove erano passati tanti campioni. Dico sempre che a Milano tutto è possibile, questa città, seppur con tutte le sue problematiche, è forte, carismatica e sempre in evoluzione. I fermenti culturali che si accendono qui nella metropoli del nord, si fondono naturalmente al desiderio di molti pugili, maestri, giornalisti e artisti, di accorciare le distanza fra la boxe e le arti: la nostra società ne ha bisogno e ce lo sta dicendo in tutti i modi. Ed è proprio qui a Milano, dove sono nati movimenti letterari che fanno parte della nostra cultura storica, che darò vita a un movimento culturale di cui darò notizia nel 2023 che intende fare la sua parte. Questa città si contraddistingue per la sua imprenditoria trainante e la mia visione è di una impresa che investa nella forza di una cultura della boxe, che colpisca, che sfidi il pensiero comune mercificato e in balia degli algoritmi attraverso opere d'ingegno, che solleciti i salotti culturali a interessarsi a questa risorsa educativa ed artistica, a dibatterne, a porsi domande sulla qualità dei contenuti mediatici da cui siamo travolti. Il messaggio pugilistico sarà la campana di questo movimento".

Come è nata l'idea di scrivere questo libro?

"A corta distanza è nato dal desiderio di fare un libro sulla nobile arte che muoveva me, Virginia Perini e Bruno Nacci. Insieme, abbiamo iniziato insieme un'impresa che voleva essere unica su più fronti. Virginia ha magistralmente proposto il formato delle interviste per avvicinarci di più alle storie dei protagonisti, per lasciare parlare loro e chi rende la boxe possibile. Il nostro è un libro che si ribella ai luoghi comuni e che si impegna a regalare alle persone i valori della boxe, le sue fragilità così condivisibili, le sue imprese, le sue sconfitte. Siamo state le prime a compiere questa impresa e il libro è unico anche per questo, tutti i grandi scrittori di pugilato in Italia sono stati e sono firme maschili. Ma da oggi, eccoci. I lettori troveranno in un solo libro le storie dei pugili e di chi rende la boxe possibile, potendo così scoprirla fino in fondo. Abbiamo voluto ridare alle persone gli occhi per guardare la nobile arte, la sua cultura e fare conoscere tutti i suoi protagonisti: la figura dell'arbitro, la straordinaria vita del medico all'angolo Mario Ireneo Sturla, la sua filantropia e genialità senza eguali, le figure dei maestri allenatori che diventano negli anni padri spirituali per i loro atleti, l'artista Feuei Tola e le sue opere che traggono ispirazione dalla boxe, le imprese dei manager".

A chi si rivolge 'A corta distanza'?

"A questa generazione che sembra essere così fragile, messa alla prova dalla pandemia, dalle incertezze perenni sul futuro. Non sempre la scuola riesce a parlare a tutti i ragazzi e a trovare quegli strumenti educativi e anche di svago che incanalino le loro emozioni. Dove sono le risposte al bullismo, dove la divulgazione dell'educazione civica? Questo libro si rivolge anche a tutti noi, che siamo in cerca ogni giorno di quella scintilla che ci ricordi per cosa valga le pena vivere, lottare e amare. Ippolito Nievo disse nel lontano 1850: 'La letteratura che non isfama un letterato, può nutrire una generazione e ingigantirne un'altra'".

Nel 2022 è ancora difficile per una donna praticare questo sport?

"Per fortuna ormai sono stati abbattuti diversi muri (e come sottofondo metterei i Pink Floyd con la loro 'Another brick in the wall'). Le palestre italiane sono piene di iscritti dove non manca una grande percentuale al femminile e questo grazie alle grandi Stefania Bianchini e Simona Galassi che più di vent'anni fa aprirono il varco. Le imprese di Irma Testa e di molte altre talentuose pugili stanno dimostrando che la strada creata dalle loro madrine aveva un grande significato. Il grande campione Maurizio Stecca mi disse più di due anni fa che la boxe sarebbe rinata con il volto di donna e così sta succedendo. Non è stato facile e non lo è tuttora, soprattutto in Italia, che si ritrova a essere un paese ancora legato a molti stereotipi sulle donne. Molto però sta cambiando e la boxe sta mettendo a 'ko' molti pregiudizi. Spero che questo cambiamento sia di ispirazione non solo per la boxe, ma per tutti i settori sportivi e non solo. Una campionessa di pugilato femminile non oscura la gloriosa storia della boxe maschile, bensì la impreziosisce, la nobilita. Le donne sono lottatrici tanto quanto gli uomini sin dalla notte dei tempi, sono in grado di dare la vita e mentre accade devono lottare con tutte le loro forze. Perché ce ne dimentichiamo così spesso? È giunta l'ora di crederci ancora, nella boxe, nel suo messaggio, la società e questa generazione ne hanno bisogno".

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