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Cronaca

Carcere di Vigevano, sovraffollamento e assenza di reinserimento lavorativo

La visita ispettiva dei Radicali e di Luis Alberto Orellana, senatore pavese

Sovraffollamento alle stelle, carenza cronica di organico nella polizia penitenziaria, servizio insufficiente sulle tossicodipendenze, mancanza di reinserimento lavorativo, diciassette aggressioni in un anno. Questa la fotografia del carcere di Vigevano secondo la delegazione di Radicali Italiani che ha visitato la struttura penitenziaria sabato 2 settembre. Erano presenti Alessia Minieri e Stefano Bilotti (Radicali Pavia) e Luis Alberto Orellana, senatore pavese.

La rissa estiva, verso metà agosto, tra un gruppo di italiani e un gruppo di maghrebini, è stata l'ultimo episodio, forse il più vistoso, sintomo di una situazione critica. I numeri: nell'ultimo anno, 131 atti di autolesionismo, 21 ferimenti, 17 aggressioni e un tentativo di suicidio. E poi un terzo dei detenuti è affetto da dipendenza da droghe (un dato in linea con la media nazionale delle carceri), ma il servizio garantito dal Sert, secondo la delegazione radicale, non è sufficiente.

Gli agenti di polizia penitenziaria sono appena193 contro i 265 previsti dalla pianta organica. E i detenuti sono ben 385 contro una capienza ufficiale di 242 persone. Dunque l'indice di sovraffollamento è del 157%. Tra i detenuti, oltre la metà (197) è di origne straniera, spesso con famiglie residenti nel Paese d'origine. «La mancanza di accordi bilaterali con i Paesi del nord Africa influisce negativamente: spesso, ad esempio, le ambasciate nazionali non riescono a verificare i numeri di telefono indicati dai detenuti stranieri e ciò determina l’interruzione dei rapporti familiari e una condizione di isolamento che può sfociare in alterazioni dell’umore e degenerare fino a determinare l’insorgenza di patologie psichiche e di comportamenti aggressivi», scrivono Minieri e Bilotti in una nota.

Secondo i Radicali, è indispensabile un «immediato interessamento da parte del governo per l’ottenimento di fondi europei (FEIS; HPYP; FSE) destinati alla ristrutturazione e alla implementazione di misure di rilancio delle carceri, nonché alla formazione e alla salute dei detenuti, come disposto dalla commissaria europea con delega alla giustizia, Vera Jourová, all’interno della comunicazione del 27 aprile 2016».

Orellana sottolinea che il personale «sta riuscendo a riportare la calma all'interno del carcere» ma aggiunge che «questo è solo uno dei pochi aspetti positivi che abbiamo riscontrato nella visita» ed evidenzia in particolare la mancanza di attività «preparatorie all'uscita, attività lavorative o scolastiche che, occupando le lunghe ore di ozio in carcere, allenterebbero la tensione tra i detenuti e tra detenuti e polizia penitenziaria, oltre a migliorare gli skill lavorativi dei detenuti».

«L'alto tasso di ritorno in carcere ovviamente non rimuove le responsabilità personali dei singoli detenuti ma da un punto di vista statistico è una grave sconfitta per il nostro Stato», aggiunge ancora Orellana, secondo cui perseguire i reati ha «un costo elevato e se l'autore di un reato - una volta fuori dal carcere - continua a delinquere, questo iter si ripete con grave danno per tutti. Vedendo tutto questo anche solo da un punto di vista cinicamente economico, ci conviene favorire un positivo reinserimento dell'ex detenuto nella società».

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