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Cronaca Corsico

La famiglia di usurai che 'strozzava' gli imprenditori milanesi

Madre e figlio avevano continuato l'attività del padre deceduto. Prestavano soldi a persone in difficoltà, con interessi che in un anno arrivavano al 120%

Prestavano soldi a chi si trovava in difficoltà economica, con interessi spaventosi, che in un solo anno raggiungevano il 120%. Una volta che il padre della famiglia, Francesco Zurolo, era morto, la moglie, Elena Balzano, e il figlio, Maurizio avevano continuato la fiorente attività di usura. Almeno 225mila il totale dei soldi dati in prestito e 8 le vittime, quasi tutti imprenditori del Milanese. Grazie alla denuncia di uno di loro, madre e figlio sono finiti in carcere.

Piccoli imprenditori 'in ginocchio' per i debiti

Lunedì 18 luglio la donna, una 60enne italiana, e il figlio, 42 anni, sono stati arrestati a Corsico e Trezzano sul Naviglio dai carabinieri della compagnia di Corsico, guidata dal comandante Domenico La Padula. I due, entrambi di Corsico, lei incensurata e lui con un lavoro come operaio e un piccolo precedente per danneggiamento, sono accusati di usura aggrava e tentata estorsione per fatti avvenuti tra il 2017 e il 2021. L'indagine che ha portato al loro arresto è iniziata a maggio 2021, dopo la denuncia di un ex imprenditore, disperato perché non riusciva più a saldare il debito contratto con la famiglia di usurai.

A rivolgersi al padre, deceduto durante la prima ondata di coronavirus, negli anni erano stati molti piccoli imprenditori della zona, che a volte chiedevano denaro per pagare, 'in nero', i loro operai. I prestiti, dopo la morte dell'uomo, che era un pregiudicato, trafficante di droga, venivano gestiti dalla moglie e dal figlio con le stesse modalità. I soldi erano consegnati interamente alla vittima, che inizialmente pagava mensilmente soltanto gli interessi, pari al 10% della cifra totale, quasi sempre su carte ricaricabili: in un anno si arrivava quindi al 120%, percentuale che veniva superata nel caso in cui si andasse oltre i dodici mesi, tanto che c'era chi, dopo aver preso in prestito 15mila euro, era arrivato a doverne pagare 35mila. A garanzia, inoltre, le vittime dovevano consegnare un assegno bancario (senza firma e beneficiario) con l'importo della cifra presa in prestito maggiorata del 10%.

A mettere fine a questa morsa è stato uno dei debitori, ex imprenditore edile della zona, che non riusciva più a pagare e per questo era stato minacciato dal figlio, il quale gli aveva promesso di usare 'le maniere forti' se non avesse subito saldato il debito. Madre e figlio, infatti, volevano recuperare liquidità per far fronte alle numerose richieste arrivate, sempre da imprenditori, per via della crisi economica innescata dal covid. La vittima, a partire dal 2017, si era rivolta più volte al padre della famiglia, prendendo in prestito alcune decine di migliaia di euro. Al suo decesso i crediti erano stati 'ereditati' da moglie e figlio.

Gli investigatori analizzando le conversazioni telefoniche di madre e figlio hanno notato l'uso di nomi in codice e i numerosi messaggi inviati alle vittime. Poi, durante una perquisizione avvenuta lo scorso settembre, hanno trovato elenchi contabili con i nomi dei debitori e la cifra dovuta e piccole somme di denaro in contanti racchiuse in fascette che riportavano il nome delle vittime. Documentate anche le minacce e gli appostamenti sotto casa di cui è stato vittima l'imprenditore che ha sporto denuncia.

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