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Cronaca

Incastrato nella porta del treno: trascinato e ucciso, indagati capotreno e macchinista

L'incidente ad aprile 2017 costò la vita a Alessandro Rossi, milanese di 52 anni

La sua caviglia restò incastrata tra le porte di un vagone e lui — Alessandro Rossi, milanese di 52 anni — venne trascinato e ucciso dal treno diretto a Porta Garibaldi. Un tragico incidente quello avvenuto l'11 aprile 2017 tra le stazioni di Albate e Cucciago (Como). Incidente che secondo la procura comasca avrebbe due responsabili: il capotreno e il macchinista. I magistrati hanno chiuso l'inchiesta e i due sono stati indagati per omicidio colposo.

L'incidente

Il fatto avvenne l’11 aprile 2017 sul treno partito da San Giovanni alle 13.21 e diretto a Milano Porta Garibaldi. L'allarme era stato lanciato intorno alle 14 dalla stazione di Cucciago per quello che inizialmente sembrava l’investimento di un uomo da parte del treno. La verità è emersa con l'arrivo sul posto di soccorritori e forze dell'ordine: tra le porte di uno dei vagoni del treno fermo in stazione, infatti, è stata trovata incastrata la gamba di un uomo, mentre Il resto del corpo è stato rinvenuto tra Albate e Cucciago.

L'inchiesta

La Procura di Como è giunta alla conclusione che Rossi poteva salvarsi grazie alle immagini delle telecamere presenti ad Albate e a quanto ricostruito grazie anche al contributo di Trenord.

Il 52enne era stato notato salire e scendere ripetutamente dal treno alla stazione San Giovanni prima della partenza. Una volta arrivato ad Albate sembra abbia deciso di scendere all’ultimo minuto, proprio nel momento in cui il capotreno ha attivato la chiusura porte, rimanendo incastrato con la gamba destra.

Secondo la Procura il capotreno avrebbe dovuto verificare con maggiore scrupolo, prima di dare il segnale di pronti alla partenza che tutte le porte fossero sgombre e i passeggeri al sicuro. Dal canto suo il macchinista avrebbe ignorato la spia del “blocco porte” che aveva segnalato un’anomalia sulla regolare chiusura al momento della ripartenza da Albate.

Chiusa l'inchiesta, la Procura ha formalmente contestato al capotreno e al macchinista il reato di omicidio colposo che ora rischiano di finire davanti al giudice. I due hanno ricevuto nei giorni scorsi l’avviso di conclusione indagini da parte della Procura, un atto formale che fornisce agli indagati venti giorni di tempo per proporre memorie difensive o farsi interrogare ed evitare così di dover rispondere davanti a un giudice dell’accusa contestata.

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