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La vicenda

L'Italia chiede al Brasile di arrestare Robinho, condannato per uno stupro di gruppo

La violenza sessuale sarebbe avvenuta a Milano. Il calciatore avrebbe fatto bere la ragazza fino al punto da renderla incosciente

Il caso del calciatore brasiliano Robinho, condannato in via definitiva dalla corte di Cassazione italiana per violenza sessuale di gruppo su una donna di 23 anni, tiene banco. Il governo italiano ha chiesto al Brasile che venga eseguita la pena di 9 anni di reclusione a carico dell'ex attaccante di Milan e Real Madrid.

La notizia è stata divulgata in esclusiva dal sito brasiliano Uol, che cita l'ordinanza. Il ministro della giustizia, Carlo Nordio, ha firmato la richiesta il 24 gennaio scorso e l'ha inviata al governo brasiliano attraverso i canali diplomatici il 31 dello stesso mese. Le autorità italiane chiedono anche l'esecuzione della sentenza nei confronti di Ricardo Falco, amico dell'ex attaccante brasiliano. Una richiesta possibile grazie alla cooperazione giuridica, che permette all'Italia di chiedere il trasferimento dell'esecuzione della pena.

I due sono stati condannati in Italia per lo stupro di una giovane albanese avvenuto a Milano il 22 gennaio 2013. Stando alle indagini, l'ex fantasista carioca, quattro stagioni al Milan tra il 2010 e il 2014, avrebbe fatto bere la ragazza fino al punto da renderla incosciente, violentandola a turno insieme ad altri - mai rintracciati - in un guardaroba di un locale della movida milanese dove la giovane stava festeggiando il compleanno.

Nordio - secondo quanto riportato da Uol - chiede "che il caso sia sottoposto alla competente autorità giudiziaria brasiliana affinché autorizzi, ai sensi della legge brasiliana, l'esecuzione della pena di nove anni di reclusione inflitta a Robson de Souza dalla sentenza del tribunale di Milano del 23 novembre 2017, passata in giudicato il 19 gennaio 2013".

Inoltre, il governo italiano spiega che il ministero della giustizia ha chiesto al Brasile di estradare Robinho e Falco nel settembre 2022, richiesta respinta lo scorso novembre perché l'articolo 5 della Costituzione brasiliana vieta l'estradizione dei cittadini nazionali.

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