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Economia

950 euro al mese (lordi) per turni da 11 ore: condannate Atm e Ivri

Lo ha deciso il tribunale del lavoro di Milano nella sentenza d'appello tra i vigilantes e le due società

Stipendi bassi. Dannatamente bassi, così bassi da non garantire "un'esistenza libera e dignitosa". In breve: 950 euro (lordi) al mese per 173 ore di servizio su turni di 11 ore (anche notturni); praticamente una paga oraria di 5,49 euro, tasse incluse. Per questo la corte d'appello del tribunale di Milano ha condannato Atm e Ivri, suo sub appaltatore per i servizi di vigilanza e sicurezza, in una causa con alcuni suoi vigilantes che prestavano servizio sui mezzi. I lavoratori, in sostanza, contestavano la "costituzionalità" delle paghe ricevute negli anni sulla base del contratto collettivo nazionale dei servizi fiduciari firmato da alcuni sindacati.

Con la sentenza depositata il 25 gennaio scorso i giudici Monica Vitali, Roberta Vignati e Andrea Trentin hanno respinto il ricorso presentato dalle due società. Non solo: hanno confermato per intero la sentenza di primo grado emessa ad aprile 2021 dalla giudice del lavoro Maria Grazia Florio che dava ragione ai lavoratori disponendo di aumentare lo stipendio mensile (lordo) a 1.218 euro.

Secondo i giudici "il limite della povertà assoluta per una persona fra 18 e 59 anni residente in un’area metropolitana del nord Italia" nel 2018 (anno in cui si sono concentrate le contestazioni) è "quello corrispondente a una capacità di spesa (e quindi a una retribuzione netta) di 834,66 euro elevata a 1.600 euro mensili nel caso di moglie e due figli a carico in età compresa fra 4 e 10 anni".

"È quindi agevole osservare - si legge nelle motivazioni - che la retribuzione corrisposta ai ricorrenti, al netto degli oneri fiscali, si colloca all'evidenza al di sotto della soglia di povertà". Per il tribunale di Milano "è intuitivo" che certe paghe non rispettino "il principio di proporzionalità e, ancor di più, quello di sufficienza a condurre un’esistenza libera e dignitosa ed a far fronte alle esigenze di vita proprie e della famiglia della retribuzione stabiliti inderogabilmente dall’articolo 36 della Costituzione applicabile a tutti i rapporti di lavoro subordinato".

La replica di Atm

Nel pomeriggio è arrivata la replica dell'azienda, che riportiamo. "Atm fa sapere che  non ha alcuna responsabilità diretta nel rapporto contrattuale che intercorre tra il datore di lavoro (IVRI) e i lavoratori, rapporto che risulta peraltro regolato da un ccnl (quello per i dipendenti di istituti e imprese di vigilanza privata e servizi fiduciari). Atm è chiamata in causa in qualità di committente e in tale veste è responsabile in solido con l’appaltatore per i pagamenti da effettuare ai lavoratori. Si precisa inoltre che la gara per il nuovo contratto di servizio di portierato/vigilanza prevede che i partecipanti alla gara stessa “accettino” di adeguare l’importo orario riconosciuto dalla sentenza in oggetto".

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