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Allarme bomba in centro a Milano: non erano ordigni ma batterie di bici

Due presunti ordigni incendiari sono stati lasciati davanti alla sede di Moby-Tirrenia

Quella di venerdì è stata una giornata insolita per la città di Milano: poco prima delle 9 è scattato un allarme bomba poco lontano dal Duomo, tra via Albricci e via Larga. L'allarme, diversamente da quanto accade di solito, in un primo momento sembrava fosse fondato. Tant'è che le procedure adottate dalle forze dell'ordine sul campo sono state minuziose e precise e fino alla tarda serata la versione ufficiale della questura riferiva che si fosse trattato di due ordigni incendiari. Poi, però, poco prima delle 21, una nota (in fondo al testo) di via Fatebenefratelli ha smontato la prima versione, spiegando come quelle rinvenute in realtà fossero due batterie per biciclette elettriche. 

L'allarme bomba e i due presunti ordigni: la mattinata

Dopo la prima chiamata e l'intervento delle volanti, una parte delle strade coinvolte era stata bloccata per la presenza di due pacchi sospetti appoggiati uno sulle vetrine di Moby-Tirrenia e l'altro in strada, accanto al consolato libanese e a circa 100 metri dalla sede di Assolombarda, dove in giornata si aspettava la visita del segretario del Partito democratico, Enrico Letta.

Allarme bomba in via Larga

I pacchi, secondo quanto avevano confermato gli artificieri della polizia di Stato sul posto, sembravano effettivamente degli ordigni artigianali. Separate dalle scatole, c'erano anche due bobine di fili elettrici. In uno dei contenitori era inoltre presente una scritta in arabo: "Tra 3 minuti scatta" (la questura in realtà poi ha spiegato che ci fosse scritto "si scarica in 3 minuti") e un numero di telefono. Mentre entrambi i pacchi contenevano un timer che avrebbe potuto essere azionato a distanza e che è stato disarticolato dagli artificieri. Gli agenti presenti avevano rivelato a MilanoToday che i due dispositivi "avrebbero fatto un bel botto se fossero stati innescati" ma che comunque le conseguenze "sarebbero state circoscritte". All'interno, infatti, non era stato trovato materiale esplosivo. Stando a quanto emerso sul momento, si credeva che si trattasse di uno 'ied' - acronimo di improvised explosive device - ovvero un dispositivo costruito in modo artigianale.

Video: il momento dell'esplosione controllata

La strada era rimasta interdetta al traffico per diverse ore per consentire alle squadre degli artificieri della polizia di lavorare. Secondo le prime informazioni della questura, i presunti ordigni si trovavano all'interno di due scatole di cartone incollate con del nastro adesivo, di cui una appoggiata a una vetrina di Moby-Tirrenia e l'altra sulla carreggiata. Dalle scatole uscivano dei fili, che collegavano anche tra di loro le batterie. Il primo a chiamare i vigili del fuoco, stando a quanto appreso, sarebbe stato un giovane automobilista. Il ragazzo, di origine sudamericana, aveva riferito di aver visto un ciclista fermarsi e piegarsi davanti a un pacco e di aver dato l'allarme quando pochi secondi dopo si era incendiato facendo una fiammata di circa due metri. Il testimone, come confermato da lui stesso a MilanoToday, in quel momento non era stato in grado di affermare se fosse stato il ciclista a lasciarlo e innescarlo.

Una commerciante della zona aveva raccontato ai giornalisti presenti di aver sentito chiaramente lo scoppiettio "come di petardi in strada", ma non aveva avvertito nessuno perché pensava che fossero, appunto, solo petardi. Alla fine, dopo una lunga ispezione degli involucri, gli artificieri avevano fatto brillare il contenuto del secondo pacco sul posto (quello non andato a fuoco). Due le esplosioni controllate: tra le 11.30 e le 12.20.

Nel frattempo in via Larga erano arrivati gli agenti della scientifica e dell'antiterrorismo, coordinati dal responsabile della sezione distrettuale della procura Alberto Nobili. Il sospetto era che si trattasse di un atto dimostrativo che, però, avrebbe potuto provocare danni e ferire qualcuno. Tra le ipotesi tirate al vaglio degli inquirenti c'era stata anche quella secondo cui l'obiettivo del presunto gesto intimidatorio fosse Moby, per aver fornito le navi che vennero utilizzate per la quarantena dei migranti arrivati durante la pandemia. La compagnia navale, infatti, era stata già attaccata per questo motivo. Non era stato escluso nemmeno che il bersaglio fosse il consolato libanese che ha sede nel palazzo.

"I due ordigni non erano delle bombe, ma strumenti pirotecnici - aveva riferito Nobili telefonicamente a MilanoToday - ma avrebbero potuto comunque infrangere le vetrine e ferire qualcuno. Dispositivi artigianali simili, ad esempio costruiti con delle lampadine, sono stati trovati molte volte anche se mai identici a questi". Massimo riserbo fino a quel momento sul numero di telefono annotato sul pacco - che comunque risultava esistente - così come sugli autori del gesto.

In via Larga poi erano intervenuti anche i vigili del fuoco, i carabinieri e la polizia locale per gestire il traffico. Diversi mezzi Atm erano stati deviati: i tram 12, 19, 25 e i bus 54 e 73. La strada era stata riaperta solo dopo le 12.30 ma i rilievi erano andati avanti molto più a lungo. Fino all'epilogo serale con la nota della questura.

Aggiornamento serale: non erano ordigni ma batterie

"La polizia di Stato - si legge nel comunicato della questura che ha smontato la prima versione - è intervenuta nel centro cittadino, a seguito di una segnalazione di due pacchi sospetti in via Larga. Un primo pacco già in fiamme, composto da batterie industriali e un temporizzatore con circuito elettrico, è stato prontamente spento dall’intervento dei vigili del fuoco, mentre un secondo, rinvenuto all’esterno della saracinesca dell'esercizio commerciale di una compagnia di crociere sita al civico 26 di via Larga, è stato fatto brillare dagli artificieri. Questi ultimi hanno accertato la presenza nel secondo pacco di ulteriori 110 batterie, un temporizzatore e un circuito elettrico, senza riscontrare, da un primo sommario esame, alcuna traccia di esplosivo".

"L'involucro - prosegue la nota - riportava la scritta in arabo 'si scarica in 3 minuti' e l'utenza telefonica di un cittadino nigeriano. L'uomo, sentito dagli agenti della sezione antiterrorismo della Digos della questura di Milano, avrebbe riconosciuto la scatola composta dalle batterie della sua bicicletta elettrica che, nella giornata di ieri (giovedì, ndr), avrebbe consegnato al titolare di un esercizio commerciale al fine di consentire la rigenerazione delle stesse". 

"La visione delle immagini di videosorveglianza del negozio e di via Larga parrebbe confermare integralmente la ricostruzione dell'episodio, privo di alcuna matrice politica. Al riguardo - fa luce il comunicato - l'incidente sarebbe stato prodotto casualmente da un collaboratore egiziano del negoziante che, dopo aver percorso con una bici via Larga, giunto all'incrocio di via Albricci, avrebbe perso un pacco dalla bici e, nel tentativo di recuperarlo, sarebbe stato sorpreso da una prima fiammata. Preso dallo spavento, avrebbe abbandonato il secondo pacco presso l'esercizio commerciale della compagnia di crociere". C'è poco altro da aggiungere: a Milano, quella di venerdì, è stata una giornata davvero insolita.

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