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Il Musazzi ci spiega perché massacrare gli influencer ignoranti è servizio pubblico

Sul suo profilo Instagram seguito da centinaia di migliaia di follower, il milanese Stefano Musazzi racconta con ironia tagliente le vite degli influencer, mostrandone ignoranza e assurdità. Mettendo allo specchio noi stessi e diventando, di fatto, anche lui influencer

"Vale, tu lo segui il Musazzi?". Era più o meno un anno fa quando la nipotina adolescente del mio compagno, assidua frequentatrice dei social, mi pose questa domanda. Io, che di influencer ne so quanto di auto sportive, ho tentennato e, con aria scettica, ho visto insieme a lei alcune puntate di Vita da Influencer, il format creato da Stefano Musazzi su Instagram. Semplicemente geniali.

In un mondo in cui qualcuno, molti, a volte troppi si affannano a raccontarti la loro giornata di palestra e shopping su Instagram, e tu ogni tanto pensi che della vita non hai capito una fava, il Musazzi fa esattamente l'opposto: prende in giro chi, dalla mattina alla sera, fa solo quello. O, per dirla come lui, non fa un cazzo, compra follower e, pur non sapendo mettere insieme due parole, si crede un esempio per le nuove generazioni. 390mila follower, un profilo (fortunatamente) seguito anche da tanti adolescenti, Il Musazzi è quella voce ancora lucida che alcuni di noi hanno, ma che forse non tirano fuori pensando di essere additati come invidiosi, perchè lui / lei ce l'ha fatta. Se alla sua ironia tagliente, che non può lasciarti indifferente, ci aggiungi che è di Milano, era chiaro che lo puntassi per un'intervista.

(Ps. Non sono una che usa spesso parolacce, ma parlando con Stefano è impossibile non inserirle. Come mi ha detto lui saggiamente "le parolacce non andrebbero usate, ma nel mio caso sono dei rafforzativi. Mica posso dire Per dindirindina, che stupidina questa influencer!").

E allora, se è così, iniziamo.

Ciao Stefano, raccontaci la tua Milano: quartieri che frequenti, studi che hai fatto..

"Sono diplomato in Ragioneria, ho sempre vissuto e frequentato la zona Ovest di Milano".

Un uomo di tante parole. Hai dei locali preferiti in città?

"Ma va, io la sera sto a casa! Sono sempre stato un solitario, pensa che da ragazzino preferivo trascorrere i pomeriggi guardando i film e imparando a memoria i copioni piuttosto che giocare a calcio con i miei amici".  

In che senso “imparavi a memoria i copioni”?

"Li scaricavo, li leggevo e li imparavo a memoria. Diciamo che ero un po’ strano come ragazzo, ma anche adesso eh, si dice che abbiamo qualche amico e molti conoscenti, io ho due conoscenti e basta".

Solitario e autarchico, si potrebbe dire.

"E sovversivo, aggiungilo!".

Ok. Da piccolo cosa volevi fare?

"Il prete o l’attore, poi non ho avuto la vocazione".

Ma non sei nemmeno un attore.

"No, però amo il cinema e sono un videomaker. Pensa uno dei momenti che più mi ha emozionato nella vita è stato quando ho visto la scritta di Hollywood".

Ci credo. E gli altri?

"Ne ho altri due che porto nel cuore: quando ho visto l’Opera House a Sydney e Napoli dall’alto. Sono state emozioni fortissime, alla fine io vivo di amore e di emozioni".

Cosa ci facevi in Australia?

"Sono partito dopo gli studi, volevo fare un’esperienza all’estero anche perché non c’era più il servizio di leva, e quindi sono partito".

Wow. C’è stato un evento scatenante?

"Il concerto di Claudio Baglioni".

Scusa?

"E’ uno dei miei cantanti preferiti, la sera ascolto le sue canzoni e quelle di Ennio Morricone. Te l’avevo detto che non esco di casa".

Quindi è stando in casa che è nata l’idea di “Vita da Influencer”?

"No, ero al ristorante, stavo mangiando da solo e avevo il telefono in mano. Ad un tratto vedo un’influencer su Instagram e penso “Ma che cazzo fa?”. Poi ho pensato “Ma non se lo chiede nessuno?”. E così ho creato la prima puntata, poi la seconda, e ora sono a quota 64".

Come ti senti ad essere la Gialappa's Band dei social e a prendere per i fondelli queste influencer?

"Io dico sempre che faccio servizio pubblico".

Spiegati meglio.

"Con "Vita da Influencer" faccio capire a migliaia di persone che, seguendo queste oche, non fanno altro che incrementare la loro ricchezza, perché non sanno mettere insieme una frase di senso compiuto. Che senso ha seguirle?".

Bella domanda.

"Sia chiaro, io non sono contro gli o le influencer a priori: se sei un professionista serio e promuovi dei prodotti sui social non c’è nulla di male. Io sono incazzato con l’ignoranza che dilaga e che vede queste figure come dei punti di riferimento. Io contesto il ruolo che credono di avere. I veri stronzi sono quelli che li seguono".

E allora come ti senti a fare servizio pubblico?

"Appagato e gratificato. A me piace fare incazzare le persone".

Ecco allora perché hai solo due conoscenti!

"Ebbene sì, sono un provocatore. La verità è che non ho un locale del cuore anche perché non saprei con chi uscire".

Arriviamo alla domanda dolente. Forse ti farà inc.. arrabbiare ma lo sai che, alla fine, un po’ influencer lo sei anche tu?

"Un po' sì. Pensa che una volta un ragazzino mi ha detto “Ma tu sei l’influencer famoso?” e mi ha spiazzato. Mi piace di più, però, definirmi Inspirancer. Se ci pensi, non pubblico nulla della mia vita personale, sono molto geloso della mia privacy. La libertà è una delle poche cose che ci sono rimaste. Una persona che mi segue su Instagram troverà solo "Vita da Influencer"".

Che discorso profondo.

"Guarda che io quando sono giù ascolto i Canti Gregoriani, ho bisogno di affrontare il dolore".

Un po' come quando dici che vai a piangere nel tuo angolino.

"Esattamente!".

Però sono sicura che hai qualche aneddoto divertente sugli influencer che prendi in giro.

"Ovvio, pensa che quando mi fermano, il 50% delle persone mi dicono “Salutami Chiofy!” (l’influencer Francesco Chiofalo, ndr). Nelle mie puntate lo chiamo così, ormai è più conosciuto come “Il piccolo e tenero Chiofy”, me lo ha detto lui stesso!".

Sai che una volta hai preso in giro anche noi?

"Ci credo, avevate parlato di una influencer che comprava i follower!" (Chiara Blasi, ndr).

Magari faceva notizia.

"Allora ti dico che ieri mi hanno graffiato l’auto".

Davvero?

"Sì. Facciamo che ne date notizia così vi prendo in giro di nuovo e poi torno nel mio angolino a piangere".

Ma quando esci da questo angolino, alla fine, che cosa fai?

"Niente, perchè a me piace stare nel mio angolino, ritrovo una serenità di cui ho bisogno. Perché uscire?".

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