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Giustizia

Milano ha un nuovo procuratore, Marcello Viola

Viola è il primo procuratore milanese che si insedia nella poltrona di capo senza aver fatto carriera nel capoluogo lombardo. Chi è

Marcello Viola è ufficialmente il nuovo procuratore della Repubblica di Milano. Il magistrato 65enne di origine siciliana - è nato a Caltanissetta - ha giurato mercoledì mattina, infatti, davanti al presidente del tribunale Roberto Bichi in un'aula gremita del terzo piano del palazzo di giustizia milanese. Ad ascoltare il suo primo discorso ufficiale, oltre ai vertici della magistratura e delle forze armate, i tanti pubblici ministeri della sua nuova procura, moltissimi dei quali lo hanno visto e salutato dal vivo per la prima volta solo oggi. Viola, infatti, è il primo procuratore milanese che si insedia nella poltrona di capo senza aver fatto carriera nel capoluogo lombardo.

La lotta intestina negli ultimi anni

La sua nomina è stata decisa dal Consiglio superiore della magistratura una decina di giorni fa proprio con l'intento di dare una discontinuità alla guida di quella che è considerata la procura più importante d'Italia, che è stata dilaniata nell'ultimo anno da una lotta intestina violentissima provocando la spaccatura in due fronti dei magistrati. Una crepa esplosa dopo la fine del processo Eni Nigeria e in coincidenza con la scoperta della fuga dei verbali secretati sulla fantomatica Loggia Ungheria redatti dall'avvocato Piero Amara. Questa pagina nerissima ha lasciato una lunga scia di inchieste e processi a Brescia (la sede competente per giudicare i magistrati milanesi) e sarà compito di Viola cercare di superarla velocemente per far tornare questo ufficio inquirente agli alti standard giurisdizionali che sono stati più volte menzionati durante la cerimonia. Sensibile ai problemi attuali di Milano, Viola ha ricordato durante il suo discorso di insediamento che anche “nei tempi di difficoltà e incomprensione che, in tutti gli uffici, da Palermo a Trapani, mi è capitato di dover dirimere, ho sempre creduto nella necessità di dover lavorare seriamente ogni giorno in silenzio, recuperando la necessaria capacità di dialogo e di costruttivo confronto". Metodo che sarà portato a Milano, “un ufficio dotato di una cosi' forte identità e di una storia così importante” che ha attraversato le stagioni di sangue del terrorismo e quelle della lotta alla corruzione diffusa esplosa con Mani pulite di cui si è celebrato il trentennale proprio quest'anno.

La carriera

Ma il 1992 è stato un anno decisivo anche a Palermo, dove Viola ha prestato per molti anni servizio e dove ha iniziato la sua carriera come giudice istruttore a fianco di Rocco Chinnici, il creatore del pool antimafia. In quell'anno sono stati ammazzati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino (quest'ultimo, e solo lui, è stato oggetto di un ricordo personale e affettuoso del neo capo della procura) dal tritolo di Cosa Nostra, che poi ha ordinato le stragi del 1993 a Firenze, Roma e Milano. E proprio alla criminalità organizzata, che conosce da vicino, Viola ha dedicato più di un passaggio del suo discorso: “Sappiamo bene che come il virus, la mafia ha la capacità mutante di adattarsi, infiltrarsi, confondersi con il resto della cittadinanza. La mafia dei nostri giorni è definita come una mafia fluida e invisibile, pronta a immettere sul mercato grandi risorse”. Per questo motivo “tutti sappiamo bene che dobbiamo rifuggire da ogni forma di sottovalutazione delle mafie proprio per non favorire queste dinamiche espansive delle associazioni criminali e realizzare insieme efficienza e qualità e indipendenza dell'azione giudiziaria" ha insistito Viola, che dopo la cerimonia si è intrattenuto qualche minuto con Alessandra Dolci, il capo della Dda milanese.

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