Multimedica perde al Tar sui pazienti dirottati alle visite private
L'azienda aveva negato l'accesso agli atti completo a Medicina Democratica. Il meccanismo dei premi economici per gli addetti al call center che riescono a dirottare i pazienti
Il Tar Lombardia ha dato ragione a Medicina Democratica nel ricorso contro Multimedica: l'ospedale privato, accreditato con il servizio sanitario nazionale, dovrà consentire l'accesso pubblico generalizzato ai documenti richiesti e che aveva negato, nello specifico riguardanti la premialità agli operatori del call center che convincevano i pazienti a spostarsi dall'agenda pubblica a quella privata. La sentenza è arrivata il 27 aprile.
"I giudici amministrativi lombardi hanno ritenuto fondati i motivi del ricorso, confermando il diritto al pieno accesso agli atti nei confronti di un soggetto accreditato che svolge un pubblico servizio", commenta Marco Caldiroli, presidente nazionale di Medicina Democratica: "Si tratta di una vittoria per la trasparenza, in particolare nel settore della sanità, negato dalle strutture private ma anche dalla Regione Lombardia, che non si è mai premurata di definire obblighi rigorosi sul tema".
Il ricorso al Tar risale al 17 febbraio, dopo che, il 2 dicembre 2022, una lavoratrice aveva reso pubblica la decisione di Multimedica di introdurre un premio economico agli addetti del call center ogni volta che i pazienti accettavano di spostarsi dall'agenda pubblica (per la quale si paga il ticket oppure l'accesso è gratuito) a quella privata. "Una pratica - commenta Vittorio Agnoletto, conduttore della trasmissione radiofonica su Radio Popolare durante la quale era emerso il caso - che spiega anche perché non sia stato ancora attivato un vero centro unico di prenotazione che abbia a disposizione tutte le agende sia delle strutture pubbliche e sia di quelle private convenzionate".
Stessi obblighi delle strutture pubbliche
Multimedica aveva negato a Medicina Democratica l'accesso agli atti completo, e in particolare a riguardo della premialità, giustificandosi col fatto che si tratta di una "organizzazione interna di un soggetto di natura privata" che contiene "anche valutazioni economiche e commerciali che ne giustificano la non divulgazione". Ma il Tar, evidentemente, non è d'accordo. "La sentenza - aggiunge Caldiroli - stabilisce che un ente privato accreditato ha i medesimi obblighi di trasparenza delle strutture pubbliche".
E, per Agnoletto, "i cittadini lombardi hanno diritto di conoscere le modalità e gli accordi attraverso i quali il gruppo Multimedica ha cercato di massimizzare i profitti. L'obiettivo, infatti, è spingere gli utenti ad abbandonare il servizio sanitario pubblico per rivolgersi alle loro strutture private".