rotate-mobile
Lo spettacolo

Lo spettacolo su Matteotti in consiglio comunale a Milano

Verrà messo in scena il 30 maggio, 99 anni dopo l'ultimo discorso del deputato socialista con le denunce dei brogli

L'aula del consiglio comunale di Milano, a Palazzo Marino, si trasforma in palcoscenico e ospita lo spettacolo "Giacomo... io il mio discorso l'ho fatto", che ripercorre due discorsi del deputato (e segretario) del Partito socialista unitario Giacomo Matteotti, quello del 31 gennaio 1921 e quello del 30 maggio 1924, l'ultimo prima di essere ucciso da assassini fascisti, in cui contestava i risultati elettorali del mese precedente, denunciando i brogli.

Lo spettacolo si terrà martedì 30 maggio alle 21, e rientra nel palinsesto della manifestazione 'Milano è Memoria'. Promosso da Elena Buscemi, presidente del consiglio comunale, è a cura di Alberica Archinto e realizzato dal Teatro dei Borgia, compagnia teatrale con sede a Barletta. In scena Elena Cotugno, in regia Gianpiero Borgia.

"Il 30 maggio di 99 anni fa - ricorda Elena Buscemi - Giacomo Matteotti teneva il suo ultimo discorso alla Camera dei deputati. Un intervento di denuncia delle violenze perpetrate dai fascisti e dei brogli da loro commessi. Per quel discorso, per il suo impegno politico in favore di braccianti e lavoratori e per la sua forte opposizione al fascismo, Matteotti pagò con la vita. Rievocare quelle parole, la sua figura e il suo assassinio, è uno di quegli esercizi storici, politici e morali che fanno bene alla coscienza civica di ogni cittadino democratico e antifascista".

Il convegno su Matteotti

Il giorno prima, lunedì 29 maggio, alla Casa della Memoria di via Confalonieri 14, alle 18, si terrà un convegno su Matteotti a cui parteciperanno Elena Buscemi (presidente del consiglio comunale di Milano), Alberto Martinelli (presidente della Casa della Memoria, ex preside di Scienze Politiche in Statale), Nicola Del Corno (docente di storia delle dottrine e istituzioni politiche in Statale), Gianpiero Borgia e Elena Cotugno (regista e attrice dello spettacolo), Roberto Cociancich (associazione The Mill, ex senatore del Pd), Daniela Mainini (centro studi Grande Milano, ex consigliera regionale del Patto Civico), Franco D'Alfonso (centro studi Circolo Caldara, ex assessore a Milano), Sergio Scalpelli (Centro Brera, ex assessore a Milano). E, sempre lunedì 29 maggio, il Teatro dei Borgia sarà al Liceo Vittorini per una lezione-spettacolo dedicata agli studenti e alle studentesse.

Chi era Matteotti

Originario del Polesine, Matteotti si laureò in Giurisprudenza a Bologna e si iscrisse al Partito socialista. Fu neutralista durante la Prima guerra mondiale. Nel 1919 fu eletto per la prima volta alla Camera (rieletto nel 1921 e nel 1924). Nel 1920 fu segretario della Camera del Lavoro di Ferrara. Nel 1922 fu espulso dal Psi insieme a tutta la corrente riformista, con cui fondò il Partito socialista unitario, diventandone segretario. Con lui Filippo Turati e Claudio Treves. Tra gli esponenti del Psu anche Emilio Caldara (già primo sindaco socialista di Milano) e Giuseppe Saragat (futuro presidente della Repubblica).

Alle elezioni del 6 aprile 1924 (le ultime multipartitiche) il Psu arrivò terzo, superando sia il Psi da cui si era diviso sia il Pci, e fu superato dal Ppi e soprattutto dalla "Lista Nazionale", la denominazione con cui i fascisti si presentarono insieme a una parte del mondo liberale. La Lista Nazionale ottenne il 64,9% dei voti ed elesse 374 deputati su 535. Prima delle elezioni era stata approvata la contestatissima legge elettorale che assegnava i due terzi dei deputati alla lista più votata che avesse ottenuto almeno il 25% dei voti. Il risultato (molto superiore) della Lista Nazionale fu contestato in aula da vari deputati tra cui si distinse proprio Giacomo Matteotti, che il 30 maggio 1924 tenne un durissimo discorso chiedendo tra l'altro d'invalidare almeno in parte l'elezione dei deputati. 

"Io, il mio discorso l'ho fatto", disse ai compagni di partito dopo aver parlato: "Ora tocca a voi preparare il discorso funebre per me". Nel pomeriggio del 10 giugno, a Roma, Matteotti uscì da casa per dirigersi a piedi alla Camera. Durante il tragitto fu aggredito da quattro membri della polizia politica, caricato su un'auto e ucciso. L'omicidio di Matteotti fece grande scalpore e scatenò la cosiddetta rivolta dell'Aventino: la maggior parte dei deputati d'opposizione decise di ritirarsi dai lavori parlamentari con l'obiettivo (fallito) di far cadere il governo e andare a nuove elezioni.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Lo spettacolo su Matteotti in consiglio comunale a Milano

MilanoToday è in caricamento