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Cronaca

In carcere ma è innocente: il "narcos" era un suo omonimo. Maxi risarcimento

Era finito nei guai un serbo, genero di un ex primo ministro. Ora è stato risarcito

Arrestato e condannato in primo grado, ma si è trattato di un clamoroso e incredibile scambio di persona, dettato dal fatto che il vero colpevole e l'innocente in galera hanno la stessa età e lo stesso nome e cognome. Anche se sono di due nazionalità diverse. La vicenda, raccontata da Luigi Ferrarella per il Corriere della Sera, è davvero paradossale. Anche perché nei guai non è finito uno qualunque ma il genero di un ex primo ministro serbo.

La vicenda risale al 25 novembre 2012, quando l'uomo viene fermato dalle forze dell'ordine alla frontiera con la Slovenia: su di lui pendeva un mandato di arresto europeo per traffico internazionale di droga. La colpevolezza del vero narcos si basava sull'intercettazione di due numeri di cellulare. A differenza dell'uomo fermato, però, quello ricercato è croato. 

E questo è forse il passaggio più assurdo: come è possibile arrestare un serbo mentre si cerca un croato? I documenti dell'arrestato sono ovviamente della Repubblica Serba. Non si sa come, ma né le forze dell'ordine slovene (che lo hanno fermato) né quelle italiane (dopo l'estradizione a Gorizia) si sono preoccupate della differenza.

Così l'uomo è stato in carcere per 17 mesi e poi condannato a sei anni e sei mesi dal giudice del rito abbreviato: nel frattempo ha chiesto la scarcerazione che però gli è stata negata. La Corte d'Appello, nel 2014, però lo assolve riconoscendo l'errore giudiziario. Ed ora la stessa corte ha stabilito un risarcimento di 130 mila euro, meno di quelli richiesti dalla difesa che chiedeva 300 mila euro. Ma almeno la sua posizione è stata totalmente riabilitata.

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