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Cronaca

Manager "ostaggio" di un vecchio presunto furto: deve rinunciare a un incarico professionale

La donna, ora 55enne, non può entrare nell'organismo di vigilanza di un'impresa perché non riesce a riabilitarsi nel casellario giudiziario. La storia

Una manager di 55 anni ha dovuto rinunciare all'incarico nell'organismo di vigilanza di un'impresa edile da milioni di euro all'anno di fatturato per una vecchissima condanna per furto da 100 mila lire. Un episodio che la donna aveva praticamente dimenticato ma che è rimasto nel suo casellario giudiziario e le ha impedito il nuovo prestigioso incarico.

Anche perché, per la 55enne, è stato impossibile ottenere la riabilitazione, cioè la cancellazione dei reati dal casellario. La storia viene raccontata da Luigi Ferrarella sul Corriere della Sera e ha del paradossale, come talvolta accade ai casi giudiziari. Dura lex sed lex, del resto, avevano già sentenziato gli antichi romani.

Accusata di furto dalla madre del fidanzato

Vediamo come è andata. Nel lontano 1983, la donna aveva 19 anni e venne accusata dalla madre del fidanzato dell'epoca di avere portato via da casa due banconote da 50 mila euro. L'allora 19enne respinse l'accusa e disse che si trattava di una sorta di "compensazione" con il ragazzo, che però in Tribunale, al processo per il furto, non confermò l'accordo tra i due. Risultato, la donna fu condannata (10 mesi di reclusione, multa da 500 mila lire) e gli fu concessa la condizionale. L'ex suocera non le chiese mai più indietro le 100 mila lire, lei si dimenticò della condanna (che divenne quindi definitiva) e proseguì la sua vita normalmente.

Impossibile ripulire la fedina penale

Diventata manager da tempo, nel 2017 la donna chiese il casellario giudiziario per entrare nell'organismo di vigilanza. E si accorse di avere la fedina penale sporca. Fece quindi domanda di riabilitazione ma le fu respinta perché non vi era prova del risarcimento del danno. Insomma, non aveva restituito i soldi all'ex suocera. Così scelse la via della donazione a un ente benefico, di 200 euro, il controvalore delle 100 mila lire, ma il Tribunale la giudicò troppo bassa (nel frattempo evidentemente il valore del denaro è diminuito). La donna la portò a 400 euro, ma ancora una volta le venne respinta la richiesta di riabilitazione.

La manager infatti non aveva dato prova di avere tentato di cercare, all'anagrafe, la "parte offesa". Anagrafe che però non è in grado, in realtà, di fornire un nuovo domicilio senza almeno la data di nascita dell'ex suocera, una informazione che la manager non conosce e non sa come trovare, anche perché perfino le vecchie carte del processo degli anni '80 non la riportano. 

Niente da fare, dunque. Non c'è soluzione. La manager si vide costretta a tenersi per sempre la fedina "sporca" rinunciando all'incarico nell'organismo di vigilanza.

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