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Cronaca

Milano, Rocco Papalia condannato alla "casa di lavoro" per due anni: "Mi vogliono morto"

L'ex boss dovrà scontare due anni in una casa di lavoro. Lui protesta e fa ricorso

Ancora guai per Rocco Papalia. L'ex "padrino" di Buccinasco, considerato uno dei più importanti capi della 'ndrangheta al Nord, è stato infatti condannato alla misura di sicurezza detentiva della "casa di lavoro", assimilabile al carcere, per due anni. 

Il tribunale di sorveglianza di Milano ha accolto la richiesta della procura e ha così praticamente rispedito in carcere - la casa di lavoro è una struttura molto simile a un penitenziario - Papalia, che era tornato libero un anno fa dopo ventisei anni di detenzione.  

Da quel momento Papalia era stato sottoposto al regime di libertà vigilata, ma martedì i giudici hanno riconosciuto la sua "delinquenza abituale". La richiesta della procura era arrivata dopo alcune "inottemperanze" del "padrino", che aveva guidato un'auto nonostante non potesse - e nonostante fosse senza patente -, che non si era presentato a firmare lo scorso 25 aprile e che il 21 marzo aveva minacciato i cronisti fuori dalla sua villetta di via Nearco urlando "la 'ndrangheta siete voi". 

"La casa di lavoro è un carcere, io dico che la Procura mi vuole morto, anzi la Procura di Milano mi vuole morto", aveva accusato lo stesso Papalia in udienza mercoledì scorso, quando aveva risposto anche a tutte le accuse mosse dal pm Adriana Blasco. "Pensavo fosse domenica quel giorno e la domenica non devo firmare", aveva chiarito riguardo alla mancata presenza in caserma, mentre aveva giustificato le sue frasi contro i cronisti con un laconico: "Ho avuto una reazione sproporzionata, ma avevo accumulato una tensione prolungata per l’attenzione della stampa nei miei confronti, che va avanti da quando sono uscito dal carcere".

Venerdì scorso, un'altra tegola si era abbattuta sulla famiglia Papalia. Una "interdittiva antimafia" emanata dalla prefettura aveva infatti fatto scattare i sigilli al Pancaffè di via Lodovico il Moro 159, il bar storico nel quale da sempre lavorano moglie e figlia di Rocco.

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