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La testimonianza

"Così quell'allenatore pedofilo mi ha cambiato la vita"

La testimonianza di una donna molestata durante la sua adolescenza da colui che avrebbe dovuto essere il suo mentore sportivo. Oggi che quell'uomo sta ancora pagando per le tante violenze commesse, lei vive perennemente 'in guardia' per le potenziali e silenziose vittime di abusi. MilanoToday l'ha incontrata e ha sentito il parere di una psicoterapeuta

"Ho appena letto il tuo articolo sul pedofilo. Non si fanno nomi però ti chiedo se per caso è Mascherpa. Perché se è così, vuol dire che l'hanno rilasciato da San Vittore e vorrei saperlo". Per capire quanto un abuso sessuale possa essere ingombrante in una vita, in questo caso quella di Alba (nome di fantasia), basta leggere tra le righe il messaggio del nostro primo contatto. L'ho ricevuto meno di 5 minuti dopo la pubblicazione di un articolo su una nota della questura di Milano. 

Via Fatebenefratelli, in sintesi, comunicava in modo anonimo che dal 21 aprile 2022 era scattata la sorveglianza speciale contro un pregiudicato italiano di 57 anni. Al suo attivo diverse condanne per violenza sessuale contro minori, oltre alla detenzione e allo scambio di materiale pedopornografico. Il tribunale di Milano, Sezione autonoma misure di prevenzione, aveva accolto la proposta del questore Giuseppe Petronzi e per l'uomo era scattato il divieto di accedere a internet e l'obbligo di stare lontano almeno un chilometro dai luoghi normalmente frequentati dalle sue potenziali vittime. Questo per un arco di tempo di tre anni.

"Porca puttana, è lui. Però è ancora in carcere, per fortuna. Ancora per 8 anni. L'anno scorso ero andata da chi l'aveva arrestato per aver conferma che fosse ancora in galera". Alba, si intuisce dalle sue parole, vive uno stato di allerta perenne, nonostante siano passate tre decadi da quando quell'uomo approfittò del suo ruolo per soggiogarla e molestarla. Per Gianluca Mascherpa, questo il suo nome completo, in realtà già dal gennaio 2021 era arrivata la richiesta di sorveglianza speciale da parte del questore di Milano: stessa durata e stessi obblighi e divieti.

Chi è Gianluca Mascherpa? 

Il nome di Mascherpa è noto alle forze dell'ordine italiane dagli anni '90. Per un giorno è stato perfino una 'stella' della televisione quando, con i pattini ai piedi, vinse l'ultima puntata della Corrida di Corrado nel 1997. Per lui Facebook per la prima volta aprì i suoi server su richiesta della magistratura milanese durante una delle indagini che lo videro coinvolto. Bagnino, insegnante e allenatore di pallavolo, nato in provincia di Lecce, è stato arrestato diverse volte per la medesima odiosa tipologia di reati e in più zone d'Italia.

Gianlunca Mascherpa, parla una vittima di pedofilia-2

Gianluca Mascherpa

Quando da bagnino in albergo aveva abusato di una bambina, quando da professore di educazione fisica aveva avuto rapporti con alcune minori, quando da allenatore di pallavolo (non tesserato Fipav) aveva continuato a dare vita alle sue depravazioni o anche quando in rete si fingeva un adolescente per adescare ragazzine nelle chat sui social (Facebook, Instagram e TikTok) e convincerle a mandargli fotografie osé o a spogliarsi in webcam. 

Gorizia, Viareggio, Firenze, Pistoia, Carrara, La Spezia, Trezzano Sul Naviglio, Cesano Boscone, Milano, le attenzioni morbose contro le giovanissime sono state una costante. Così come le accuse contro Mascherpa, oggi alla soglia dei 60 anni: induzione a esibizioni pornografiche di minorenni, violenza sessuale e corruzione di minorenni. E a nulla sono valse le denunce, le interdizioni e gli arresti di carabinieri e polizia che si sono susseguiti nel tempo. Quell'uomo, nonostante sia stato sottoposto a programmi di recupero, non è mai cambiato. E pensare che nel 2012, interrogato dal gip di Milano, Donatella Banci Buonamici, si era spinto a chiedere una forma estrema d'aiuto. "Sono malato", aveva detto: "E sarei anche disposto alla castrazione chimica".

L'ombra perenne del pedofilo sulle vittime

In carcere, ai domiciliari, interdetto o in libertà, Mascherpa è un'ombra per le 41 vittime che, secondo la polizia di Stato, avrebbe adescato. Ed è un'ombra anche per tutte quelle vittime che, come Alba, sono rimaste nel sottobosco silenzioso, senza aver mai denunciato. Non solo lui, tutti i pedofili restano incollati come macchie oscure nelle vite delle vittime. Mariacristina Caroli, psicologa e psicoterapeuta del Centro Berne di Milano, interpellata da MilanoToday ne dà conferma. "L'aver subito violenza durante l'infanzia segna profondamente la vita, attraverso un'inevitabile e dolorosissima autocolpevolizzazione della vittima", spiega.

Questo meccanismo, riprende la dottoressa, "può passare dal senso costante di inadeguatezza, dato da un fortissimo dialogo interiore volto a spiegarsi l'inspiegabile, a una rabbia sottostante e altrettanto costante nelle relazioni interpersonali di ogni tipo, fino ad arrivare ad agiti di autolesionismo o, più genericamente, di aggressività auto o etero diretta. Quando la violenza arriva dalla famiglia la ferita è ancora più profonda e le conseguenze sono molto più imprevedibili".

Alba, dopo aver subito le violenze, decise di tagliare con lo sport: lasciando pallavolo - si allenava in zona Portello a Milano - e nuoto, che praticava a livello agonistico. Dopo il suo sgradevole incontro con Mascherpa, per diversi anni evitò le relazioni con i ragazzi. "Poi ho capito che non era colpa mia. E sono ripartita. Ho iniziato una storia lunga. Ho iniziato ad avere fiducia nel genere maschile. Anche con molta difficoltà nell'approcciarmi ai rapporti", ci svela oggi che ha superato quei momenti certamente complicati. "All'epoca - spiega - ne ho parlato con pochissime persone. Mai con i miei genitori".

Un bel giorno poi, 5 anni dopo quel complesso '92, ritrovò l'allenatore che aveva rubato la sua innocenza in tv. "Un sabato sera del dicembre del '97, era su Canale 5, alla Corrida. L'ho subito riconosciuto". Quell'incontro inaspettato rischiava di far crollare quanto fino a quel momento ricostruito nella vita di Alba. Da allora, nel tempo, ha sempre cercato di seguire tutte le evoluzioni dei processi del suo molestatore, la cui storia criminale salì agli 'onori' della cronaca negli anni successivi.

Alba ricorda bene ogni dettaglio del periodo passato accanto a quell'uomo. "Si spacciava per poliziotto. Diceva - racconta la donna - di fare l'allenatore di pallavolo per passione". E ancora: "Era molto bravo sui pattini a rotelle e lo si poteva trovare spesso alla pista del Lido a Lotto. Altro posto dove poteva adescare ragazzine". Lei stessa l'aveva incontrato lì per la prima volta, prima ancora di entrare nella squadra di pallavolo. "Faceva lo splendido con le madri, riuscendo a farsi dare la loro fiducia per arrivare alle figlie", sottolinea non senza nascondere la sua rabbia.

I rimpianti di una vittima di pedofilia 

"Il mio unico rimpianto - confessa Alba - è stato non averlo denunciato all'epoca". Lei però ricorda perfettamente quando la società sportiva lo cacciò: "È stato il nonno di una bimba più piccola a beccarlo. Lo ha sentito parlare al telefono con la nipotina di cose sconcissime. Questo perché quel porco allenava anche la squadra delle pulcine". Mascherpa fu allontanato ma non cambiò, come le indagini al suo carico dimostrano. "Ha continuato a fare altri danni", riprende Alba. "Se avessi fatto qualcosa nel '92, magari avrebbe fatto meno danni dopo", ripete. 

Post delirante su Facebook di un pedofilo-3

Il post delirante del pedofilo

L'ingombro di una violenza sessuale è immaginabile ma comprenderlo fino a fondo è forse impossibile, per chi non ha provato quello che le vittime hanno invece vissuto. "Ho passato molti anni cercando di ignorare la cosa, mettendola sotto il tappeto perché mi faceva stare male. Fondamentalmente - ribadisce Alba - me la sono presa con me stessa per non aver avuto la forza di impedire la violenza. Questi maiali ti intimano di non dire nulla perché non saresti creduta o ti fanno credere che la colpa è tua. Con la pandemia sono andata un po' in crisi. Ho iniziato un percorso psicologico. Dopo essere incappata su un post delirante di Mascherpa su Facebook (foto su), a settembre del 2021 ho 'chiuso il cerchio' andando da chi l'ha arrestato l'ultima volta. Ho raccontato la mia storia".

Il percorso personalissimo di Alba non deve sorprendere. La reazione a questo tipo di situazioni è imprevedibile, soggettivo, ma necessario. Lo dice meglio la dottoressa Caroli che sottolinea quanto "l'elaborazione psicologica ed emotiva della violenza subita, di tutti i vissuti che porta con sé, con la successiva denuncia dell'abuso - con i tempi e i modi più consoni per la persona, assolutamente soggettivi ed insindacabili - possa portare al perdono di sé stessi e al diritto di chiedere giustizia. Per quanto il risarcimento sia del tutto simbolico e non sufficiente, ma sicuramente un passo fondamentale per la 'chiusura del cerchio'".

Alba il suo lo ha già chiuso, per questo il suo pensiero oggi, più che a sé stessa, va alle giovani potenziali vittime di pedofili (qui i consigli della polizia polizia postale). "Mi preoccupo per le nuove generazioni, che hanno un'autonomia pazzesca sui social e in generale su internet. Personaggi come questi dovrebbero stare in galera. È quello il loro posto. I genitori di oggi dovrebbero tenere sempre alta la guardia per proteggere i loro figli". Non c'è preda più inerme, davanti a un predatore, che qualcuno lasciato solo.

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