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Bonus Inps coronavirus, il consigliere leghista che ha preso i 600 euro: "Non ricordavo"

Il consigliere regionale Alex Galizzi è tra chi ha intascato il bonus Inps. Le sue parole

C'è anche un consigliere regionale lombardo tra i politici che hanno chiesto e ottenuto il bonus di 600 euro previsto dal governo per aiutare le partite Iva in difficoltà economica a causa dell'emergenza coronavirus. Si tratta di Alex Galizzi, 44enne bergamasco eletto al Pirellone con la Lega. Anche lui, per sua stessa ammissione, ha intascato i soldi, come successo a tre parlamentari e ad oltre mille amministratori locali e regionali. 

"Sono a Reggio Calabria per concedermi qualche momento di relax e sto supportando senza troppa pubblicità gli amici leghisti di Reggio nella campagna elettorale comunale per buona parte del mio soggiorno. Ieri sera mi hanno contattato dal Corriere della Sera per avere notizie in merito al bonus e stamattina ho chiamato il mio socio che mi ha confermato che anche noi come società abbiamo ricevuto il bonus e a cui io stesso avevo dato l'ok per richiederlo", si legge in una nota dello stesso Galizzi. Che precisa: "O meglio, in prima battuta gli avevo detto di non procedere con la pratica e in un’altra occasione alla scadenza, ad ulteriore richiesta, avevo dato conferma per inoltrare l’istanza mentre salivo di corsa in auto. Sinceramente era una cosa che avevo accantonato dalla mia mente ma ripensando ai vari momenti ho ricordato quale fosse il motivo per cui avevo dato il benestare e non mi sento in colpa di aver ricevuto uno sconto da Inps sui soldi che ogni anno verso". 

"Tentano di screditarmi come un delinquente"

Poi è lo stesso Galizzi a passare all'attacco: "Credo che non ci si possa accorgere solo oggi che le cose in questo paese non sono giuste: se così volevano bastava mettere un limite sul reddito dell'anno precedente e problemi non ce ne sarebbero stati. Da sempre tutti ci lamentiamo che nei palazzi non si producono norme adeguate e poi proprio chi le ha congeniate vuole rinnegare chi le utilizza. Assurdo - scrive -. Da sempre ho sostenuto che Inps ed enti statali non sono in grado di gestire in modo adeguato i fondi a disposizione ed allora quello che posso lo gestisco io". 

"Questo è un sistema che può permettersi di accusare? Loro provvedono a fare le norme e poi si lamentano se vengono utilizzate? Questa mentalità accusatrice e discriminatoria anziché costruttiva e lungimirante ci sta rovinando e se si continua così il pericolo è che chi lavora non meriterà più nulla, mentre chi dorme sotto una pianta verrà mantenuto da queste menti eccelse che probabilmente non hanno fatto in vita loro una singola giornata di lavoro - prosegue il leghista -. Quando hai un’attività i problemi e le spese sono tante, le scadenze di fine mese che vanno rispettate, lo Stato che purtroppo non riesce a tutelarti e se una volta nella storia ti restituisce una minuscola quota del tuo denaro tentano di screditarti come un furbo o un delinquente".

"Voglio ricordare che Regione Lombardia non ha vitalizi né previdenza sociale e che quest’ultima è a esclusivo carico di coloro che al di fuori hanno un lavoro - conclude il consigliere -. Non ci sto a questa antipolitica e mi spiace credo però che i problemi siano veramente altri".

L'autodenuncia della Pirovano

Prima di lui a fare "coming out" era stata Anita Pirovano, consigliera comunale a palazzo Marino, con un ruolo e uno stipendio evidentemente diversi. "Non vivo di politica perché non voglio e non potrei. Non potrei perché ho un mutuo, faccio la spesa, mantengo mia figlia e - addirittura - ogni tanto mi piace uscire e durante le ferie andare in vacanza. In più ho studiato fino al dottorato e all’esame di stato per diventare psicologa e ricercatrice sociale, professione in cui negli ultimi tempi mi sembra spesso di essere più utile alla società che in consiglio comunale, attività a cui comunque dedico tutto il tempo non lavorato e la passione di cui sono capace", aveva spiegato dal suo Facebook la politica di "Milano progressista" annunciando che anche lei aveva chiesto e avuto il bonus. 

"Mi arrabbio se penso che nel calderone dei 2.000 probabilmente sarà stato tirato in causa anche qualche sindaco, accomunato ai parlamentari o ai consiglieri regionali dal comune impegno politico ma non dal conto in banca, di un piccolissimo comune con una grandissima responsabilità pubblica e un’indennità di poche centinaia di euro annue", aveva concluso.
 

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