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Aborto in Polonia, legge ancora più restrittiva. Dilaga la protesta anche a Milano

Manifestazioni nel Paese polacco, si mobilita anche la comunità che vive a Milano

Scoppiano anche a Milano le proteste dei polacchi, soprattutto le donne, contro la "stretta" sull'aborto in patria, dove sul tema vige già una delle leggi più restrittive d'Europa. Di recente, la Corte costituzionale di Varsavia ha dichiarato incostituzionale la parte della legge che consente l'interruzione di gravidanza in caso di malformazioni gravi del feto. Cancellata questa condizione, oggi in Polonia si può dunque abortire solo per stupro, incesto o quando la vita della madre è a rischio.

In primavera il partito conservatore al potere, Diritto e Giustizia (Pis), aveva tentato di introdurre questa modifica alla legge, ma il Parlamento era stato costretto a rinviare la decisione dopo le proteste di massa, pur in un periodo in cui vigevano misure anti assembramento per il Coronavirus.

In Polonia, Paese profondamente cattolico di 38 milioni di abitanti, una delle parole più cercate su Google è diventata, negli ultimi giorni, "apostasia", ovvero ripudio della religione. Ogni anno vengono praticate finora circa 1.100 interruzioni di gravidanza legali, quasi tutte per malformazioni congenite nel nascituro. Gli aborti clandestini o effettuati all'estero si aggirano invece nell'ordine dei 200 mila. Il vice premier Jaroslaw Kaczynski, leader del Pis, ha chiesto ai militanti del suo partito di «combattere contro i manifestanti in difesa dei diritti delle donne», accusando coloro che protestano di voler «distruggere il popolo polacco».

A Milano è in programma una manifestazione davanti al consolato polacco di via Monte Rosa per sabato 31 ottobre alle 15.

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