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"Ristrutturare San Siro costa la metà che farlo nuovo ma darebbe lo stesso reddito"

L'idea della galleria panoramica al posto del terzo anello per rifare il Meazza senza abbattere e ricostruire a fianco. A Milano anche Fratoianni (Sinistra Italiana). Trotta (Barley Arts): "San Siro è nel cuore di tutti"

I novantamila metri quadrati di spazio in più, da mettere a reddito, ci sarebbero comunque; con la differenza che la ristrutturazione costerebbe 300 milioni, magari anche meno, mentre fare uno stadio nuovo ne costerebbe almeno 650, a detta dei club. Una sproporzione ingiustificata anche dal punto di vista di un investitore che, con la ristrutturazione, rientrerebbe molto più rapidamente. L'architetto Nicola Magistretti è 'tranchant' sul punto, intervenendo a una conferenza stampa di Milano Unita - La sinistra per Sala che si è tenuta in via Rospigliosi, proprio 'sotto' la curva sud del Meazza, venerdì 9 luglio. Magistretti ha aiutato Riccardo Aceti, docente al Politecnico, nel progetto di ristrutturazione di San Siro, che nasce da una tesi di laurea di un suo ex studente ed ora collaboratore, Luca Rosadini. 

Galleria Panoramica a San Siro (Rendering Studio Aceti)

"L'idea di questa ristrutturazione ci piace molto", commenta Nicola Fratoianni, segretario nazionale di Sinistra Italiana, presente a Milano alla conferenza stampa: "Per ragioni che hanno a che fare con la storia di questo posto ma anche per la tutela del territorio e dell'ambiente, specie per l'impatto che avrebbe una nuova costruzione. Con il progetto di uno stadio nuovo, viene il sospetto che vi siano altri interessi". E per Paolo Limonta, ideatore della lista e assessore uscente della giunta di Beppe Sala, non è affatto scontato che la futura amministrazione dia il via libera alla costruzione di un nuovo stadio: "Sono convinto che il consiglio e la giunta che verranno ci penseranno molto bene".

Video: La Galleria Panoramica

La riqualificazione permette di salvare il prato lungo via Tesio

Area San Siro - Riqualificazione Meazza-2

Il Meazza iconico (anche per lo spettacolo)

Fuori discussione l'iconicità del Meazza. Non solo è il secondo stadio più bello del mondo secondo una classifica del Times datata 2009, non solo viene ancora scelto per le competizioni internazionali (finale di Champions League 2016, finali di Nations League 2021), ma è nel cuore degli appassionati dei grandi concerti. E anche di chi i concerti li 'fa', come Bruce Springsteen che, recentemente, appresa la notizia dell'idea di abbatterlo per ricostruirne un altro, ha espresso il suo dispiacere commentando che "anche il punto più lontano dal palco è molto vicino e ti sembra di avere davanti un muro di persone".

Un aspetto, quello dei 'live', ricordato da Claudio Trotta, 'patron' di Barley Arts e di Slow Music: colui che ha portato Springsteen in Italia. "Lo stadio non è solo cemento ma la storia e l'anima delle persone che lo hanno vissuto. E qui, di persone, ne sono passate tantissime: sette o otto milioni da Bob Marley in poi". Secondo Trotta, sulla questione stadio bisogna "ripartire da zero perché le modalità della vicenda hanno presentato molte criticità, tra cui i dubbi sulle proprietà delle due società. Nei progetti presentati dai club, la parola musica e la parola spettacolo quasi non ci sono. E' indubbio che lo stadio è 'del' calcio, ma anche dello stare insieme. Cii hanno fatto credere che possiamo stare dietro a un schermo, dietro allo streaming, ma non è così".

San Siro come contenitore di spettacolo e musica: è un dato di fatto ma, in realtà, al momento da non dare per scontato. E' sempre Trotta a ricordare che l'attuale convenzione tra la proprietà (il Comune di Milano) e i gestori (Milan e Inter) non prevede la musica dal vivo. Tant'è vero che, nel 2022, quando Springsteen verrà in Europa per il suo ultimo tour dal vivo, non toccherà Milano. Trotta ci ha provato in tutti i modi ma, venerdì mattina, ha dovuto dire chiaro e tondo che la cosa non sarà fattibile.

Il progetto della galleria panoramica

Torniamo allora all'idea alternativa, la galleria panoramica che sostituirebbe il terzo anello nelle intenzioni di Aceti e degli altri progettisti. Si strutturerebbe su tre livelli per un totale di 30 mila metri quadrati da 'riempire' come si desidera: ristoranti al chiuso o all'aperto con vista, palestre, campi per sport al chiuso, bar, promenade all'aperto, negozi e così via. "Consentirebbero - spiega Magistretti - di vivere lo stadio tutti i giorni e di generare reddito per i privati. Sarebbe inoltre la galleria panoramica più alta al mondo in uno stadio di calcio".

Altri spazi, per arrivare ai 90 mila che si diceva all'inizio, verrebbero recuperati sotto il secondo anello e altrove. E, naturalmente, l'intervento di ristrutturazione riguarderebbe anche il primo e secondo anello: "I bagni li rifacciamo, le squadre possono stare tranquille", commenta Magistretti riferendosi ad una delle obiezioni di Milan e Inter rispetto alla ristrutturazione, cioè che soprattutto al primo anello non sarebbe possibile intervenire granché sui servizi.

Secondo Magistretti, i lavori di ristrutturazione potrebbero durare tre estati (e i rispettivi inverni): in estate si lavorerebbe a tempo pieno, d'inverno un po' meno, ma senza dover sospendere le partite di calcio. E in tempo per l'inaugurazione delle Olimpiadi invernali del 2026. Magistretti propone una concessione di cinquant'anni (anziché novantanove) e, magari, una formula di partenariato pubblico-privato come ad esempio per lo stadio di Bologna. La ristrutturazione garantirebbe la sostenibilità ecologica con il recupero delle acque di falda e piovana, i pannelli fotovoltaici e così via. Il progetto è già depositato in Comune, ma l'interlocuzione con le squadre non è stata avviata. "Ce l'hanno promesso, aspettiamo", conclude Magistretti.

La questione delle proprietà delle squadre

Uno dei 'nodi' più delicati riguarda l'effettiva proprietà dei club. "Le luci sulle società si devono ancora accendere", commenta David Gentili, consigliere comunale di Milano Progressista: "La titolarità effettiva è tema propedeutico all'aspetto urbanistico. Come consiglio comunale, nel 2018 abbiamo votato un ordine del giorno con sedici punti chiedendo anche una chiara rappresentazione dei proprietari effettivi. Poi sono arrivate l'inchiesta di Report e, a dicembre 2020, le prime risposte dai club".

"La titolarità effettiva - continua Gentili - è complessa da individuare. La situazione rimane opaca perché le proprietà di Inter (per il 31 per cento) e Milan (per il 65 per cento) stanno alle Cayman, paradiso dell'opacità. L'Inter è controllata da tre scatole che portano tutte là, il Milan da una società lussemburghese a sua volta controllata da una società del Delaware posseduta da alcune società alle Cayman. E la questione vale anche per gli assetti di domani, soprattutto per l'Inter. La stabilità economica delle società è messa in dubbio dai capitali sociali e dai debiti. Le 'scatole', non appena sarà stata firmata la modifica urbanistica, venderanno le loro partecipazioni. A chi?".

Alla base di tutto, conclude Trotta, "bisognerà cercare di fare di tutto perché non passi una logica per la quale Inter e Milan la facciano da padroni su una struttura pubblica invidiata da tutto il mondo".

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