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Cronaca

Code di migranti fuori dalla caserma, Sala parlerà col prefetto

Vicino alla caserma di polizia che riceve le richieste di protezione internazionale, si assembrano spesso migranti (a cui non viene dato appuntamento). La situazione però talvolta sfocia in tensioni e persone ferite

Promette, il sindaco Beppe Sala, che parlerà col prefetto di quanto accade ormai da tempo in via Cagni, nel quartiere milanese di Niguarda, nei pressi della caserma di polizia in cui vengono ricevute le richieste di protezione umanitaria da parte dei migranti. "È paradossale - ha detto Sala - che chiediamo ci sia regolarizzazione nell'immigrazione e poi la rendiamo difficile. È qualcosa che dovrebbe essere risolto". Nella notte tra domenica e lunedì ci sono stati momenti di tensione quando la polizia ha aperto le transenne per fare entrare 130 persone nello spazio antistante la caserma, con cinque persone ferite e portate al pronto soccorso.

I bivacchi perché non è possibile prenotare l'appuntamento

E proprio la sera di domenica ci sono stati sopralluoghi di esponenti politici. Erano presenti Anita Pirovano e Mirko Mazzali, rispettivamente presidente e assessore alla coesione sociale del Municipio 9 di Milano, entrambi di Sinistra italiana. "Centinaia di persone - ha commentato Pirovano - si radunano, ogni domenica sera, in attesa di richiedere la protezione umanitaria. Cittadini di provenienze geografiche diverse, giovani e anziani, più uomini ma anche donne, addirittura bambini anche molto piccoli. Un’umanità variegata accumunata nella notte per esercitare, forse, un diritto che dovrebbe essere garantito ed esigibile con dignità. Si possono e devono dare gli appuntamenti online".

Stessi concetti espressi anche da Francesca Cucchiara e Tommaso Gorini, consiglieri comunali di Europa Verde, anche loro presenti domenica sera in via Cagni. "Nonostante le diverse ore passate in coda - ha scritto sui social Cucchiara - molti non ce la fanno e vengono rimandati indietro, poiché gli uffici non hanno più disponibilità. Troviamo inaccettabile che nel 2023, cioè in un momento storico in cui i fenomeni migratori sono sempre più frequenti, i servizi di accoglienza della prefettura siano così inadeguati".

Cucchiara ha sottolineato che la situazione è "degradante, limita l'accesso a un diritto riconosciuto a livello internazionale, crea disagi per il quartiere e mette le stesse forze dell’ordine sotto enorme stress, come denunciato anche dai sindacati di polizia". L'esponente di Ev ha chiesto anche "un pronto intervento del Comune di Milano a supporto dei richiedenti asilo volto ad alleviare il disagio di chi si trova ad attendere nel gelo di questi giorni, e a facilitare l’accesso ai servizi, cosicché le persone non rinuncino mai a intraprendere la via della legalizzazione, senza la quale vivrebbero come 'invisibili' nel limbo della clandestinità".

DOSSIER: Dentro l'inferno di via Cagni (Video)

Il Naga: "La polizia ha identificato chi ha chiamato le ambulanze"

E sulla questione è intervenuta anche Anna Radice, presidente dell'associazione Naga, che offre assistenza sanitaria ai migranti. "Non vediamo traccia di una gestione ordinata, ma piuttosto la violazione della dignità umana si accompagna a caos, incertezza e arbitrarietà", si è espressa Radice: "La parvenza di ordine a cui la questura sembra tenere tanto è disturbata dal lampeggiare delle ambulanze: due chiamate dai poliziotti, un'altra chiamata da noi, altre due più un'automedica intervenute su richiesta dei primi soccorsi, tutte accorse sul posto per curare alcune persone contuse, tra le quali almeno sei soccorse da noi, che riferivano di essere cadute fuggendo o di essere state colpite dalle manganellate nelle cariche di alleggerimento".

Il Naga ha denunciato però anche un fatto particolare: "A seguito dell'arrivo delle ambulanze - le parole letterali dell'associazione - la polizia ha chiesto chi le avesse chiamate e proceduto all'identificazione di una volontaria dell'Aps Mutuo Soccorso e di sei tra volontarie e volontari del Naga con la pretestuosa motivazione di voler chiamare le persone a testimoniare in caso di necessità".

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