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Cronaca Brera / Via Fatebenefratelli

Furto in casa del sindaco Sala, scarcerate due donne: libere la mamma 19enne e la 13enne

Convalidati i fermi delle maggiorenni, che hanno confessato, ma solo una resta in carcere

Una in carcere e due fuori: la 13enne e la ragazza 19enne incinta e madre di un neonato. E' questa la decisione del gip che giudicato la banda di ragazzine accusate di aver rubato nell' appartamento del sindaco di Milano, Giuseppe Sala.

Per una di loro Gina Beltrame, 19 anni, il giudice ha disposto l'obbligo di dimora e di firma ma non la custodia in carcere, perché è madre di una bimba di 7 mesi, come aveva chiesto il legale David Maria Russo. Difensore che ha anche prodotto documenti per dimostrare che un'altra delle fermate avrebbe 13 anni, D.O. e non essendo imputabile, dunque, è stata al momento rimessa in libertà e affidata ad una comunità. Servirà una perizia per accertare l'età, perché la ragazzina non ha i documenti.

In particolare, il gip Marco Del Vecchio ha convalidato i fermi delle due maggiorenni, che hanno confessato, ma ha disposto il carcere solo per Claudia Ristevski, 19 anni, che resta a San Vittore.

Vestivano Chanel o Prada per i loro furti. Nelle lussuose borsette non portavano rossetti o specchietti ma cacciaviti e grimaldelli. Durante i colpi puntavano gli occhi su accessori e abiti firmati, oltre a contanti e gioielli, ma tralasciavano tablet, cellulari o monili difficili da piazzare. Sono state arrestate dopo aver fatto 'visita' nella casa del sindaco mentre il primo cittadino era in Liguria per il weekend. Da lì erano riuscite a portar via un orologio Rolex, alcuni gioielli e una macchina fotografica.

La banda - denominata dagli agenti che le hanno arrestate le "pantere del furto" - è finita nella rete delle volanti il 2 giugno. I poliziotti sono arrivati a loro grazie ad un lungo lavoro di appostamenti e indagini tradizionali. Ad incastrarle sono state le telecamere della zona Brera - dove risiede Sala - e una impronta ritrovata dalla Scientifica in un armadio dell'abitazione messa a soqquadro. Nel loro covo, una villetta bifamiliare in via Leopardi a Bollate (Milano), sono state rinvenute decine e decine di abiti, borse e altri accessori rubati. Non solo, c'erano diverse scatole piene di mazzette con banconote false.

I furti in casa, le telecamere e l'impronta

"I furti in appartamento sono una vera e propria croce per Milano. L'Upg ha arrestato 107 persone per questo tipo di reati nel 2017", lo dice Maria Jose Falcicchia, capo dell'Ufficio prevenzione generale della polizia. "Quest'anno i dati sono in regressione. Funziona l'attività preventiva e repressiva", aggiunge. "Per il furto che ha coinvolto il primo cittadino di Milano - prosegue la dirigente - abbiamo seguito il protocollo standard per questo tipo di denunce. Sul luogo è intervenuto prima il personale delle Volanti e poi quelli della Scientifica".

Video: le immagini della ladre in azione

Il primo spunto, che poi risulterà essere quello corretto, arriva da un cittadino. L'uomo aveva segnalano la presenza nella zona di tre donne giovani e vestite molto bene. Avevano attirato la sua attenzione non solo per com'erano gli abiti ma anche perché sembravano girovagare senza un obiettivo preciso. A questa prima traccia, a stretto giro, si aggiunge quella della impronta digitale di una donna la cui identità arriva dopo lo studio dattiloscopico. I poliziotti si concentrano allora sulle immagini delle telecamere di videosorveglianza della zona e individuano le immagini del trio segnalato dal cittadino. I video dimostrano che le tre, prima di entrare in casa del sindaco, avevano provato un altro colpo in un'abitazione della zona e sono fortemente indiziate per un colpo commesso in corso Monforte.

Agivano senza un vero obiettivo, stando a quanto da loro stesse riferito alla polizia: entravano nei condomini sfruttando il via vai dei residenti. Una volta all'interno controllavano le serrature più comode da aprire, verificavano la presenza delle persone in casa e, eventualmente, agivano. Poi, sempre elegantissime dalla testa ai piedi, lasciavano le palazzine e continuavano a passeggiare.

L'arresto, il campo rom e la villetta

Gli uomini delle Volanti le hanno scovate al termine di una veloce indagine. Nel pomeriggio del 2 giugno i poliziotti fermano tre ragazzine in corso di Porta Vittoria. Tra loro c'è D. O., la minore coinvolta nel furto in casa di Sala. Gli agenti la riconoscono dalle immagini. Cercano di farsi condurre dal resto della banda. Lei racconta di essere ospite da amici al campo nomadi di Baranzate. Lì - verificano gli agenti - nessuno pare conoscerla. La 13enne, allora, cerca di 'portare' le Volanti al campo di Monte Bisbino ma i poliziotti la convincono a chiamare i conoscenti dove dice di abitare. La donna - dall'altre parte del telefono - le suggerisce di farsi lasciare per strada, non lontanissimo dal covo di Bollate. A quel punto gli agenti cominciano a chiedere alla gente della zona. Un uomo ricorda di aver visto un gruppetto di donne elegantissime a bordo di una lussuosa Bmw con targhe francesi. Indica dove e l'auto viene trovata davanti a una villetta.

I poliziotti fanno bingo: ad aprire la porta c'è la donna individuata dall'impronta digitale nell'appartamento di Sala, Gina Beltrame. E' incinta al settimo mese e in casa ha un bimbo di 10 mesi. Ma l'abitazione 'regala' altre sorprese: c'è anche la terza componente della banda, Ristevski e pure una quarta donna con un ordine di cattura per un altro episodio. Davanti agli agenti - spiegano dalla questura - le ragazze si comportano in maniera elegante. "Questa volta abbiamo perso", dice rivolta agli uomini in divisa Beltrame, mentre sceglie quali scarpe indossare per essere portata in carcere.

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