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Sala e Moratti, la 'strana coppia' per riformare la sanità lombarda: "La persona al centro"

Il sindaco e l'assessore al welfare al lavoro insieme per riformare la sanità. Le loro parole

Il mantra è uno: collaborare, collaborare e ancora collaborare. Beppe Sala, sindaco di Milano, e Letizia Moratti, assessore lombardo al welfare ed ex primo cittadino meneghino, cercano la convergenza e un punto d'incontro per riformare la sanità lombarda. L'appuntamento per parlarne è stato l'incontro online “Case della comunità, proviamoci in Lombardia” organizzato dall’associazione "Prima la comunità", di cui è presidente don Virginio Colmegna.

Dai due - nonostante le vecchie ruggini tra palazzo Marino e Pirellone per la gestione dell'emergenza covid - sono arrivate parole distensive che confermano un buon rapporto tra la Moratti e Sala, che fu anche "city manager" ai tempi della giunta Moratti. 

“Ci può essere grande convergenza di visioni per cooperare ma dobbiamo trovare la formula adatta” per “passare da una visione della sanità sinonimo di assenza di malattia ad una tutela della salute intesa come promozione del benessere”, ha detto il primo cittadino. "Nel primo incontro con i sindaci - ha ricordato Sala - la Moratti ha detto che dobbiamo andare al di là della legge 23, cambiare modello. Io sono ancora più radicale: non dobbiamo perderci in polemiche o in troppe discussioni sterili se i nostri ospedali sono un valore o meno. Certo che lo sono. Ma è chiaro anche a tutti, e da quello che dice Letizia anche a lei, che è necessario passare da un modello ospedale centrico ad un modello basato sulle cure primarie territoriali”.

“Voglio testimoniare - ha ripetuto Sala - la mia precisa volontà di essere collaborativo. Ci sono momenti e temi su cui bisogna avere la volontà di cooperare. Spesso le differenze profonde segnano la quasi impossibilità di cooperare, ma ci sono realtà come questa in cui bisogna di esserne capaci. Manifesto - ha concluso - la mia voglia di collaborare”.

E l'appello è stato subito accolto dall'assessore al welfare, che già nel giorno della sua presentazione in giunta aveva annunciato la volontà di rivedere la "Legge Maroni", che regola la sanità lombarda. “Da questo anno difficile abbiamo tratto l’insegnamento che abbiamo bisogno l’uno degli altri. Dobbiamo rimettere al centro la persona, con la capacità di iniziativa di ogni singola persona, con l’entusiasmo dei volontari, la professionalità degli operatori, con le buone pratiche del terzo settore, con le competenza degli operatori della pubblica amministrazione”, le parole della Moratti.

Occorre, ha aggiunto, “una nuova collaborazione, che ci aiuti a uscire ognuno dal proprio ambito, evitando una frammentazione che non ci consente di lavorare meglio per l’obiettivo comune e che ci fa passare dal concetto della sanità al concetto della salute". Letizia Moratti ha poi difeso “il nostro sistema sanitario” che “ha retto grazie a un sistema integrato, un sistema pubblico e privato che nella nostra regione è un valore perché sancisce il valore della libertà, che è il lievito per far nascere idee, progetti, innovazioni. Questo sistema socio sanitario pubblico privato ci ha dato delle dimostrazioni straordinarie in quest’anno”. C'è bisogno comunque di mettere “la persona al centro, occuparsi della cura della persona e non della malattia. Per me è importantissimo - ha concluso - che il bene comune sia superiore all’interesse particolare”.
 

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