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Minacce di morte a Ilaria Salis sui muri di Roma. Il padre: "Niente in confronto all'Ungheria"

Intanto scoppia la polemica per l'intervista al Tg1 col ministro ungherese Szijjártó, secondo cui Ilaria è già colpevole. Il padre: "Da noi principio di innocenza". Il sindacato Usigrai: "Sembrava un monologo dell'uomo di Orban"

Croci celtiche, svastiche e scritte in sostegno al fascismo e contro Ilaria Salis, la 39enne monzese in carcere duro da oltre un anno in Ungheria con l'accusa di avere partecipato all'aggressione di due militanti neonazisti nel febbraio del 2023. "Il fascismo non si processa" e "Ilaria muori": così le frasi apparse nella tarda serata di mercoledì 28 febbraio su un muro vicino all'ambasciata ungherese a Roma, in via Malpighi. Mentre i poliziotti indagano sul gesto, il padre di Ilaria, Roberto, ha commentato a RepubblicaTv che quelle scritte "non sono niente rispetto allo stato delle cose in Ungheria, dove il pericolo reale è molto più forte e tangibile". Il padre della donna ha poi spiegato che, per un anno, non sono stati chiesti i domiciliari in Ungheria proprio "per salvaguardare l'incolumità di Ilaria e la nostra quando andremo lì ad assisterla", facendo riferimento alla possibilità di aggressioni a Budapest.

A gennaio, alla prima udienza del processo (dopo quasi un anno di condizioni disumane in carcere), ha fatto il giro d'Europa la fotografia di Ilaria Salis in Tribunale, con le catene ai polsi e ai piedi e una poliziotta che la teneva al guinzaglio. La politica italiana si sta interessando del caso con il ministro degli esteri Antonio Tajani e il ministro della giustizia Carlo Nordio. Il padre di Ilaria Salis, giovedì, ha commentato anche le dichiarazioni del ministro degli esteri ungherese, Péter Szijjártó, rilasciate al Tg1, in cui il politico di Budapest si lamentava dei tentativi d'interferenza dello Stato italiano sul caso e, di Ilaria Salis, diceva che "questa signora è venuta in Ungheria con una banda di estremisti di sinistra e ha picchiato persone innocenti". Dichiarazioni (ha detto Roberto Salis) "strane perché infrangono le normali ed elementari norme europee: ci si lamenta delle interferenze nella magistratura ungherese facendo interferenza alla magistratura ungherese, stabilendo che mia figlia è già colpevole, mentre normalmente nel mondo occidentale l'imputato è innocente fino alla sentenza".

Le polemiche per l'intervista al Tg1

Intanto è scoppiato anche il caso politico-mediatico, perché Péter Szijjártó ha parlato in una intervista al Tg1 delle 20 di mercoledì, che non è stata gradita dal centrosinistra. "Più che un'intervista è un monologo senza un contraddittorio immediato e contestuale, in cui si dà occasione a un uomo di Orban di sparare a zero su una cittadina italiana, detenuta in condizioni disumane in Ungheria", ha dichiarato il sindacato dei giornalisti Rai, Usigrai, in una nota: "Ci fa specie che il principale telegiornale italiano non abbia avuto nulla da obiettare in maniera tempestiva, ricordando al ministro che esiste la presunzione di innocenza, che una persona non può essere considerata colpevole senza che si porti a termine un regolare processo. E se lo ha fatto perché non lo abbia mandato in onda, durante l'intervista di ieri".

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